L’Epopea di Gilgamesh è uno dei più antichi testi letterari mai scritti. Il poema epico è stato redatto originariamente in antico babilonese su tavolette di argilla, circa 4000 anni fa.

Lo scritto è stato scoperto per la prima volta nel XIX secolo dall’archeologo inglese Austen Henry Layard. Il testo è stato poi decifrato da George Smith del British Museum, il quale ha tradotto le tavolette di argilla e ha permesso la diffusione della storia in tutto il mondo.

Origine dello scritto

L’Epopea di Gilgamesh è stata scritta nel periodo della civiltà sumera, in Mesopotamia, oggi territorio dell’Iraq. La storia raccontata nel poema è stata trasmessa oralmente per secoli, prima di essere trascritta su tavolette di argilla. Si pensa che l’Epopea di Gilgamesh sia stata impressa da uno o più autori nel periodo tra il XVIII e il XII secolo a.C.

L’epopea di Gilgamesh: la trama

L’Epopea di Gilgamesh racconta la storia del re di Uruk, Gilgamesh, un personaggio semileggendario che è stato descritto come un re saggio, ma anche crudele. Dopo la morte del suo amico Enkidu, Gilgamesh inizia a temere la propria dipartita e parte in cerca dell’immortalità.

Durante il suo viaggio, incontra Utnapishtim, l’unico uomo che sia mai riuscito a sfuggire alla morte. Utnapishtim racconta a Gilgamesh la storia del Diluvio Universale, una storia simile a quella dell’Arca di Noè, per far capire al protagonista che anche se non è possibile vivere per sempre, gli uomini continuano ad esistere attraverso le loro discendenze familiari.

gilgamesh

Alla fine, Gilgamesh torna a casa, ma capisce che la sua ricerca dell’immortalità è stata vana e che deve affrontare il proprio destino come tutti gli altri uomini. Impara quindi la lezione più importante e trova la pace con sé stesso.

L’epopea di Gilgamesh: caratteristiche letterarie

L’Epopea di Gilgamesh è scritta in antico babilonese e si compone di 12 tavolette di argilla, ognuna delle quali riporta una parte del racconto. Il testo è stato scritto in forma poetica, utilizzando il versetto e la rima. Il linguaggio utilizzato è ricco di metafore e di simbolismi, che rendono la storia estremamente affascinante.

L’Epopea di Gilgamesh rappresenta un viaggio alla ricerca dell’immortalità, che conduce alla saggezza e all’accettazione del proprio destino. Il personaggio di Gilgamesh incarna tutta l’umanità nel suo insieme, all’interno di un cammino durante il quale ogni uomo cerca di superare i propri limiti e trovare un senso alla propria esistenza.

La ricerca dell’immortalità rappresenta il desiderio di sfuggire alla morte, ma la lezione della storia è che quest’ultima fa parte della vita e che bisogna accettarla.

L’epopea di Gilgamesh: simbologie e metafore

Questo racconto epico è pieno di simboli e di metafore. All’interno del testo l’acqua che scorre rappresenta la vita, mentre le pietre che appaiono durante la narrazione, simboleggiano la morte.

L’albero è una metafora della conoscenza, mentre il serpente che si arrampica su di esso simboleggia il potere dell’oscurità. Questi elementi e metafore sono utilizzati per rappresentare le grandi tematiche della vita umana, come la morte, la conoscenza, il potere e la spiritualità.

L’Epopea di Gilgamesh è anche importante perché rappresenta uno dei primi tentativi di raccontare l’umanità e il suo cammino spirituale nel mondo in un’opera letteraria. Il poema epico è stato redatto in un periodo in cui la scrittura stava diventando sempre più importante nella cultura umana.

Inoltre, l’Epopea di Gilgamesh è un’opera che ha avuto una grande influenza sulla letteratura successiva; ha influenzato molti scrittori e poeti, tra cui Omero, che ha scritto l’Iliade e l’Odissea.

L’Epopea di Gilgamesh è stata anche una fonte di ispirazione per la letteratura biblica, in particolare per la storia dell’Arca di Noè.

Parliamo quindi di uno dei più antichi testi letterari mai scritti, che racconta una storia di ricerca di saggezza e del desiderio umano di raggiungere un’immortalità illusoria. Una pietra miliare della letteratura mondiale e un’opera che ha ancora molto da insegnare agli uomini di oggi.