Ettore Spalletti è stato uno dei maggiori artisti italiani del secondo Novecento.

Biografia

Ettore Spalletti è nato a Cappelle sul Tavo nel 1940 e morto a Spoltore nel 2019.

Dopo aver concluso il suo percorso scolastico nella piccola cittadina abruzzese, si trasferì a Roma, dove studiò scenografia all’Accademia delle belle arti.
Le sue prime opere risalgono agli anni ’60, decennio in cui comincia ad esporre anche in sedi prestigiose, sia a livello nazionale che internazionale.

Fra le esposizioni di successo, si ricordano in particolare quelle alla biennale di Venezia, e la partecipazione a Documenta a Kassel, svolte entrambe più volte nel corso degli anni.

Nel 2014 gli è stata dedicata una retrospettiva al MAXXI (Museo nazionale delle arti del XXI secolo) di Roma, al Museo di arte contemporanea di Napoli e al GAM di Torino.

Il suo legame con la terra d’origine è sempre stato molto intenso; nel 2004 progettò la Fontana presso il piazzale del Tribunale a Pescara, e nel 2017 ricevette una laurea honoris causa in architettura dall’Università degli studi Gabriele d’Annunzio.

Spalletti è morto proprio in Abruzzo, nel piccolo paese di Spoltore, dove aveva trasferito la sua residenza. 

Lo stile di Ettore Spalletti

É bene premettere che Spalletti aveva una forte predilezione per l’azzurro in tutte le sue sfumature. Egli lo riteneva un colore atmosferico fondamentale, di natura impalpabile e cangiante. L’azzurro, infatti, è un colore che nel concreto non esiste, ma dipende interamente dalle condizioni atmosferiche, pertanto non trova mai una fissità reale ma è raggiungibile esclusivamente in una dimensione profonda e spirituale.

La sua arte concettuale tende a riflettere queste caratteristiche, attraverso opere che riempiono spazi precisi, volumi definiti, ma sono allo stesso tempo diafane e leggere come il cielo.
I cromatismi delle opere di Spalletti riflettono gli umori e la luce della sua terra nativa, l’Abruzzo, e godono della stessa impercettibile delicatezza dei suoi colori.

Le sculture realizzate durante la sua giovinezza rappresentano prevalentemente figure minimali in legno e marmo, dai colori monocromatici. Nonostante l’apparente semplicità, a un’analisi approfondita rivelano una pittura a strati sovrapposti e grumi di materia che rendono la superficie ruvida.

Una delle componenti fondamentali nelle sue opere è la luce, tant’è che integra subito il plexiglas nelle sue prime composizioni.
Tutta la sua produzione verte su una simbiosi profonda fra utilizzo dello spazio e percezione dell’osservatore. É solo attraverso lo sguardo umano, infatti, che le sue opere possono dilatare o ridurre l’ambiente in cui sono esposte. Ciò è possibile attraverso la sovrapposizione di linee di diverso tipo o le variazioni di luce e colore.

L’arte, quindi, diventa uno strumento mistico in grado di interagire direttamente con l’essenza dello spettatore, raggiungendo dunque il suo massimo scopo.

Anche il rosa trova ampio spazio nelle sue opere, perché proprio come l’azzurro, non ha una concretezza precisa. Egli collega il rosa al colore dell’incarnato e quindi mutevole proprio come il cielo in base allo stato d’animo. 

Le opere più importanti di Ettore Spalletti

Fra le opere più importanti si può citare Curva 32  del 1966, il primo pezzo in cui viene reso esplicito il suo stile.  Sovrapposizione di linee rette e ritmi ondulati, variazioni cromatiche e luminose si fondono in un insieme armonico di sfumature sapientemente sottolineato dal plexiglass.

Una delle opere più conosciute è senza dubbio Presenza stanza del 1978, creata con un impasto di colore steso su una tavola di legno, che riflette pienamente la sua continua contemplazione visiva di ciò che in natura è sfuggente.

Altre opere notevoli sono Sogno Dispari del 1983, Dono del 1991, e Muro che si distaccano parzialmente dal muro su cui sono fissate e si armonizzano attraverso una geometria asimmetrica, superando quindi la disposizione classica che un osservatore si aspetterebbe.

Merita una citazione anche Fonte del 1986, una scultura realizzata con pietra calcarea abruzzese, concepita come un oggetto urbano in grado di modificare l’ambiente circostante con la sua sola presenza.

Spalletti ha lasciato anche un’opera fotografica, intitolata Vaso, del 1981, che ritrae un uomo nell’atto di innaffiare un vaso rovesciato. Esso diviene una figura geometrica che viene curata e coltivata, esprimendo quindi la volontà stessa dell’artista, ovvero l’intenzione di rendere viva la scultura.